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Le giovani adolescenti e le loro madri-la contraccezione in un consultorio... G. Tessari


LE GIOVANI ADOLESCENTI E LE LORO MADRI – LA CONTRACCEZIONE IN UN CONSULTORIO FAMILIARE DELLA REGIONE VENETO

Gigliola Tessari 


PREMESSA

Nell’ambito dei Consultori Familiari, in Italia, il lavoro con le adolescenti si è, fin dai primi anni, imposto come una priorità; ha favorito nel medico un approccio alla complessità, ha obbligato gli operatori al confronto, alla condivisione, ad interrogarsi sulla proprio pratica, sul proprio schema di riferimento, sulla organizzazione dei servizi.
L’offerta condiziona la “domanda”, le modalità con cui le adolescenti si rivolgono ai Servizi; va quindi continuamente calibrata, in modo che l’organizzazione ed il setting siano adeguati ai bisogni emergenti.
Sono richiesti dei requisiti di base nel servizio di consultorio familiare per un corretto lavoro con le giovani: è importante curare le modalità di accoglienza, rendere possibile la presenza di un gruppo di operatori di diversa professionalità che sappiano condividere e integrare i loro saperi, è fondamentale cogliere i propri pregiudizi e le proprie stereotipie.

Nei servizi di Consultorio Familiare, si è a lungo discusso quale fosse il livello organizzativo ottimale per favorire l’accesso dei giovani; era utile/necessario definire alcuni “spazi adolescenti” con apertura e programmazione finalizzate all’accoglienza e alla presa in carico specifica degli adolescenti?
Alcuni operatori ritenevano indispensabile favorire spazi nettamente distinti in cui permettere una atmosfera adatta alla presenza dei giovani, evitare la possibilità di incontrare degli adulti conosciuti, permettere un accesso libero.
A giudizio di altri operatori, queste caratteristiche potevano sì, per alcuni giovani, essere importanti, ma ritenevano che l’istituzionalizzazione di spazi “riservati”, potesse poi privare l’utenza giovanile della possibilità di accedere ai servizi consultoriali nelle modalità loro più consone; in questo senso, si preferiva predisporre per i giovani “spazi preferenziali” nei tempi e nelle modalità di accesso.
Fin dall’apertura del Consultorio Familiare di Vittorio Veneto, nella Regione Veneto, gli l operatori hanno ritenuto fondamentale il lavoro con gruppi di adolescenti, su tematiche specifiche (contraccezione, sessualità); l’affluenza di giovani al servizio era e si è mantenuta importante, grazie a queste iniziative e alla presenza di tempi e modalità di accesso preferenziali, con la riduzione dei tempi di attesa per i giovani e la possibilità di arrivare da soli, o accompagnati da chi preferiscono.

OSSERVAZIONI SUL VINCOLO MADRE-FIGLIA

Si è così evidenziato un fenomeno inaspettato, di cui abbiamo già accennato in  lavori precedenti del 1988/1989, riportati in bibliografia: molte madri “portano” le giovani figlie al Consultorio Familiare, per problemi collegati alla pubertà,  alle caratteristiche mestruali, alla contraccezione; si è inoltre potuto notare, nella consulenza ginecologica con alcune giovanissime, spesso accompagnate dalle loro madri, l’intreccio di storie ginecologiche tra madri e figlie e l’importanza della figura materna, per l’accesso ad una contraccezione efficace e continuativa almeno fino ai 19 anni d’età; questo aspetto si è rafforzato, nella sua complessità, in questi ultimi anni. Su questi aspetti erano rimasti aperti degli interrogativi, che abbiamo cercato di approfondire, focalizzando l’attenzione sulle modalità relazionali e comunicative tra madri e figlie; abbiamo parlato di adolescenti tra normalità e norma, in un lavoro successivo, del 1996.
 In questi anni, sono sempre più numerose le ragazze che “chiedono” di poter accedere al Servizio accompagnate dalla madre, con cui desiderano condividere la consulenza o che arrivano “inviate” dalla madre, con cui si sono consigliate.
Per valutare l’approccio alla contraccezione e gli elementi di differenza nel tempo, sono state prese in considerazione le richieste al Consultorio Familiare di Vittorio Veneto, in riferimento alle consulenze ginecologiche sulle scelte e sulla compliance contraccettiva di 230 giovani, tra i 14 e 21 anni di età, negli anni 2001/2002, confrontate con osservazioni fatte negli anni precedenti.
Si è venuto affinando un metodo di lavoro basato sull’osservazione del vincolo madre-figlia; vincolo inteso, secondo la concezione operativa proposta da Pichon-Riviere, Bleger e Bauleo, come una struttura complessa che include le interrelazioni tra due o più soggetti, in cui ii comportamenti, la comunicazione in relazione al manifesto, alla problematica portata, rimandano alla relazione interna tra i soggetti.
La continuità negli accessi ha permesso una valutazione longitudinale delle tematiche e ha favorito la possibilità di riconoscere le caratteristiche del vincolo tra madri e figlie, grazie anche ad  appunti registrati in cartella, in cui erano stati evidenziati spunti clinici significativi, alcune frasi, modalità di espressione, che sottolineavano i concetti fondamentali, le osservazioni poste in riferimento alla contraccezione e alla sessualità.

 La continuità del lavoro nella stessa sede, per circa 25 anni, ha permesso inoltre di “registrare” cambiamenti anche nel costume, nel “tessuto relazionale”, nell’approccio alla sessualità, soprattutto confrontando la casistica attuale con quella più “datata”.

Nella consulenza contraccettiva, si era notato che alcune ragazze non presentavano effetti collaterali nell’utilizzo di estroprogestinici o non ne lamentavano l’importanza: - …sì, sono aumentata di peso, ma mangio schifezze. - ; in altre, effetti anche inferiori, erano enfatizzati e ogni motivo sembrava utile per sospendere l’utilizzo dell’estroprogestinico,  per alimentare richieste e consulenze continue, per mettere in discussione il corretto utilizzo del profilattico. Nel lavoro con le ragazze più giovani le informazioni, i chiarimenti, non modificavano sostanzialmente i comportamenti. 
Dovevano esserci altri fattori importanti, che non prendevamo in considerazione; o sui cui non riuscivamo ad incidere; valutando anche longitudinalmente alcune storie cliniche e confrontandole tra di loro, è risultato essere  fondamentale, l’atteggiamento e l’appoggio della madre, rispetto alla sessualità e alla scelta contraccettiva.

Abbiamo visto essere una costante la necessità di un riferimento, di un appoggio di una figura materna benevola, per l’accesso ad una contraccezione continuativa, almeno fino ai 19 anni di età; le osservazioni e i dati che ponevamo a confronto, confermavano che se non c’è una madre in sala d’attesa, o con cui parlarne a casa, la contraccezione sarà saltuaria, con un maggior numero di effetti collaterali; le adolescenti continueranno ad avere comportamenti a rischio sia per gravidanza, che per malattie sessualmente trasmesse, ad interrogarsi sulla loro fertilità, ad essere stupite e/o spaventate da aspetti fisiologici o parafisiologici.

Se la madre non sa e non sa soprattutto della vita sessuale, preferiscono utilizzare il profilattico, non lascia tracce: ”… si può capire dagli esami del sangue se una prende la pillola ? - … prenderò la pillola quando dirò a mia madre, che ho rapporti”.
D’altra parte, il profilattico sembra meno coinvolgente, può fare parte di una sessualità vissuta, nell’immaginario, ancora in modo non continuativo, non programmato. La pillola ricorda tutti i giorni la propria attività sessuale.
-… La pillola? neanche sentirne parlare… dà mestruazioni che non sono mestruazioni… ormoni… che non sono ormoni, ma cose chimiche…; altera la mia integrità. La contraccezione ormonale suscita il timore di un danno.
:-… Parlarne con la mamma? …no, più avanti, adesso non me la sento “– dice una ragazza con un sorriso.  Si teme di rendere evidente la propria sessualità.

La gran parte delle ragazze, avverte la contraccezione ormonale come una scelta molto importante, da condividere; dispiace loro non poterne parlare con la propria madre: “Prima di prendere la pillola vorrei parlarne a mia madre … non vorrei che lo sapesse poi, magari in altro modo; ma ho qualche difficoltà ancora… d’altra parte quando ho avuto un ritardo mestruale mia madre continuava a chiedermi: ma sei tranquilla ?”
Un’altra: “-… mia madre, no, non sa della contraccezione d’urgenza; le ho detto che venivo in consultorio e che comincerò la pillola… mi ha detto va bene -. C’è bisogno di un consenso.
C’è chi ne ha parlato con la sorella maggiore che consiglia e rassicura; c’è chi arriva piangendo: “… no, i miei non sanno che vengo qui, che ho rapporti…so, che è brutto, ma si creerebbero problemi… mi ha aiutato mia sorella con il cognato, mi hanno convinto a fare la prima visita, a non correre rischi…”.
Spesso chiedendo informazioni/approfondimenti sulla pillola, -… per quanto si può assumere? non fa male? - le ragazze includono anche la loro madre: - sa, mia madre è un po’ restia, ha paura che mi ammali…- ; “ … mia madre mi ha mandato a sentire tutte le controindicazioni che ci possono essere… le sembra che sia troppo presto … mi dice : finché non è proprio necessario…, ma a me sembra necessario.”
G.I. di 19 anni: “… è mia madre che prende la pillola, che mi ha detto di venire qui, che mi ha convinto, per essere più sicura… lei!”
“… segno sul calendario le date delle mestruazioni, da un anno; ogni tanto mi dimentico e mia madre: ti sei dimenticata di segnare?…; quest’estate per alcuni mesi, ho avuto ritardi mestruali… mia madre mi ha tranquillizzato”
F.M. di 20 anni: “… la mamma mi dice che la pillola fa male … che se un domani vuoi avere dei figli, potrai avere dei problemi… ma forse è solo perché ha paura, che abbia rapporti”.
Molte giovanissime, che arrivano in consultorio familiare a chiedere sulla pillola, sono state “sollecitate” e a volte “convinte” dalla madre.
“Il consiglio” della madre fa superare molti ostacoli; B.S., di 21 anni: “… io non avrei tanta voglia di prendere la pillola, mi piacerebbe avere un figlio, ma sono troppo giovane… mia mamma non l’ha mai utilizzata, però mi ha detto di prenderla, che oggi non fa male…”
Quando le ragazze hanno dei dubbi, molte madri in effetti le inviano al consultorio; sono spesso ragazze che già utilizzano il profilattico, ma vengono a chiedere sull’utilizzo della pillola: - … la mamma mi dice sempre di “stare attenta”, mi ha detto di venire ad informarmi meglio, anche su altre possibilità contraccettive -.
Le madri possono essere di grande aiuto, con il loro sostegno e le loro indicazioni, quando il percorso per l’utilizzo di un contraccettivo sia conflittuale e tormentato.
Le ragazze si mettono tranquille quando ne parlano in casa: “adesso le ho detto che comincerò con la pillola, mi ha detto va bene”.
L’ansietà correlata ad una scelta contraccettiva, che avvertono come impegnativa, hanno bisogno di condividerla con la madre; se è la madre ad assumere l’ansietà e a calmare le preoccupazioni, la figlia può stare tranquilla. Quando le ragazzine in casa non osano parlare di contraccezione, o la madre non è d’accordo, arrivano ad una contraccezione stabile ed efficace dopo fallimenti contraccettivi e più in la rispetto alle altre.
Sentiamo cosa dice D.C.K., di 22 anni: “… mia madre diceva che non assumeva la pillola per problemi di ipertiroidismo, io avevo paura di ingrassare, che mi creasse scompensi ormonali…”. Ma perché ora è qui a chiedere una interruzione di gravidanza, perché ha utilizzato il coito interrotto, pur sapendo del rischio ? “… lui insisteva che io prendessi la pillola , ma io credo che la pillola si utilizzi più per il rapporto in sé, che per la contraccezione… forse – dice - “non sono stata “educata” alla contraccezione; se una madre educa e “sollecita”, mette qualche parola in più, ti senti più sicura, desideri assumerla -.”

Nelle cartelle cliniche delle ragazze che erano risultate le pazienti più a rischio, abbiamo trovato spesso annotate queste frasi: “… ne parlerò a mia madre… se ne potessi parlare a mia madre…. Non mi sento di fare le cose di nascosto, se poi mi scopre…”; queste ragazze, potevamo adesso capirlo meglio, cercavano non tanto e non solo informazioni e chiarimenti ma qualcuno cui affidare le loro preoccupazioni; sopportavano un carico d’ansia, che le faceva apparire più autonome, ma anche confuse e in difficoltà.
Ricordiamo M.S. di 17 anni, abituata a parlare di tutto con sua madre; ora non può più dirle niente, - ci dice – delle sue gravi difficoltà con il partner, ma si trova sola e, dice: “senza via di uscita”; non potrà utilizzare un metodo contraccettivo stabile e due anni dopo affronterà l’esperienza dolorosa di un aborto volontario.
Anche C.T., che è arrivata in questi giorni con il suo partner, a chiedere un’interruzione di gravidanza, ci parla di un dialogo interrotto: “ci affidavamo ai calcoli… informazioni su internet… siamo stati superficiali, incoscienti; … con la mamma no, è un argomento imbarazzante; solo quando mi sono arrivate le prime mestruazioni (aveva 12 anni) mi ha detto: D’ora in poi, puoi avere figli… mi raccomando… stai attenta. Poi più niente”.
Una ragazza di 27 anni, durante una consulenza per la contraccezione ormonale, ricorda la sua interruzione di gravidanza, avvenuta 7 anni prima, mi fa controllare i documenti dell’ IVG,  mi dice che quando utilizza il profilattico e pensa alla possibilità di una gravidanza, sente un dolore…. piange… un dolore emotivo. La mamma non sa niente: “non parlo con lei, niente… sono molto riservata; solo adesso che pensavo alla pillola, le ho chiesto il suo parere; lei ha detto si e che venissi qui”.
La contraccezione ormonale fa ancora sentire a questa giovane donna il bisogno di una condivisione, di un sostegno, di un consenso.
E’ l’occasione per riallacciare un vincolo,  per riaffidare il proprio corpo alle cure della madre?
Un passo indietro, per ripartire più forte, più decisa, anche nella relazione con un medico, che valorizza autonomia e responsabilità?
Ci eravamo accorti che, fossero le madri presenti o assenti, le figlie portavano nella consultazione ginecologica, anche il vincolo che avevano con loro; ora potevamo cogliere anche la presenza di un vicolo corporeo, spesso il più difficile da trasformare.
E’ come se le giovani avessero ancora bisogno per un certo tempo, per crescere, delle attenzioni, del dialogo nell’ambiente familiare.


E COME SONO LE MADRI?

Ci sono madri attente con figlie ostriche, madri che sanno essere discrete, che accompagnano la figlia di 16 anni per dire che : “… si, piuttosto che rischiare, meglio la pillola, il problema è che la dimentichi…” e subito escono, per lasciare la figlia libera di decidere.

Per D.S., di 17 anni, la madre, presente alla consultazione ginecologica, dice: “… è meglio che assuma la pillola come contraccettivo, ma si spera che serva anche per i disturbi mestruali, il mal di pancia, le cefalee… tutte le donne li hanno.”
Per C.M., di 16 anni, la madre: “… è meglio che prenda la pillola; sa, ha le mie stesse caratteristiche, le farà bene… io avrei avuto meno problemi se la avessi assunta prima.”
Madri che appaiono inesistenti, preoccupate, invasive
A volte le madri sembrano volere fermare il tempo, far si che tutto resti uguale; fanno di tutto per trattenere le loro figlie, anche cercando di condividere aspetti della sessualità, la contraccezione; le inviano al consultorio per la pillola del giorno dopo, le accompagnano per una IVG.

A volte si nota lo smarrimento delle madri, di fronte alla sessualità della figlia.
Anni fa, le ragazze si nascondevano dietro le irregolarità o i disturbi mestruali, per avere l’approvazione della madre alla pillola; ora succede di rado; adesso arrivano le madri in aiuto alle figlie : “ … mi ha confidato di avere avuto, due mesi fa, il suo primo rapporto senza precauzioni. L’ho convinta a venire qui…”
Come ci sono madri che fanno assumere la pillola, ce ne sono altre che la fanno smettere, a meno che le figlie non siano veramente determinate e autonome; O.V. di 17 anni, decisa ad assumere la pillola: “… ne ho parlato anche con la mamma, sono convinta … mia madre non è d’accordo, dice che sono troppo giovane; durante il primo ciclo di assunzione soffre di mastodinia e la madre è preoccupata; invece lei :”… i problemi sono della mamma, io sto bene…”.
Mentre Z.J., di 17 anni: ”..la pillola mi ha fatto ingrassare…d’altronde è successa la stessa cosa a mia madre e a mia zia…mia madre mi ha detto di smetterla, siamo simili….mi ha detto di utilizzare altre precauzioni…”.
D’altra parte, ho visto madri tacere tutte le loro preoccupazioni, per non pesare sulla figlia con il loro passato di gravidanze indesiderate e di lutti, per lasciarla libera.
Però, ci sono ragazze che non sono convinte dell’utilizzo della pillola, mentre le madri insistono, pongono le loro motivazioni in primo piano.
 D.Z.P., di 17 anni, dopo un anno di utilizzo della pillola chiede ancora informazioni; dice : “… ho paura per la mia fertilità… ho bisogno che il mio sangue venga controllato e di sapere come sono gli ormoni.”; i suoi dubbi, le sue preoccupazioni, non sono risolti.
La madre è terrorizzata dalla possibilità che la figlia non voglia più utilizzare la pillola e poi magari avere una gravidanza; ricorda che la figlia si era spaventata per le prime mestruazioni, quando aveva 10 anni; ma la figlia sembra aver bisogno di una verifica continua della propria integrità, attraverso i propri flussi, regolari, non quelli che lei chiama  “falsi”, della pillola.
Bisogna fare attenzione: l’utilizzo della pillola, può diventare una “normativa” delle madri, mentre possono mancare le motivazioni e le convinzioni personali da parte delle ragazze; quando le madri appaiono prevaricanti, nei confronti delle figlie, può esserci un fallimento nella motivazione e nella continuità contraccettiva.
Per ognuna, c’è un momento in cui sente quale contraccezione può essere utile; ma questo avviene in un processo, in un percorso e ci possono essere vari ostacoli da superare; la scelta contraccettiva si sviluppa da un confronto tra necessità, paure, bisogni, possibilità.


IMPORTANZA DEL CONTESTO

Questi aspetti emergenti ci interrogano, nella loro complessità, sulle modificazioni nella relazione madri-figlie e su quelle del contesto familiare, sociale e culturale.
Risuonano le parole di S. Freud, quando nello scritto “Sessualità femminile (1931)” parla delle madri che nei confronti delle figlie sono “custodi”  della loro castità,  fino a provocare reazioni di ostilità e rifiuto.
Un tempo tanto lontano? Sì, per alcuni aspetti; no, se pensiamo a culture diverse con cui ci rapportiamo e confrontiamo; no, se pensiamo ad un cambiamento di compiti all’interno della famiglia.

Le madri ora sembrano “vigilare” sulla fertilità delle loro figlie, ma sono in grado spesso di farlo affiancando, favorendo una maturazione; e sappiamo quanto sia importante prevenire gravidanze precoci.

Tendiamo a dimenticare come fosse il clima sociale e culturale 30 anni fa, nei riguardi della contraccezione , in Italia.
Fino al 1971, quando la Corte Costituzionale abrogò l’art. 543 del C.P., la propaganda e l’informazione anticoncezionale erano vietate come attentato all’integrità della stirpe; e negli anni successivi, la situazione si è modificata con grande lentezza e difficoltà.
Ritrovo questo clima, nella cartella clinica di una utente che nel 1979 (a 30 anni, dopo la nascita di due figli) chiedeva una interruzione di gravidanza; attribuisce al suo medico curante l’incapacità di continuare l’assunzione della pillola: “… mi faceva ripetere gli esami ogni 3 mesi, mi parlava del pericolo di tumori, diceva che dovevo astenermi dai rapporti sessuali”.
I medici di base allora erano molto influenti e decisivi, non di rado dissuadevano da qualsiasi metodica contraccettiva, ma i fattori in causa erano sicuramente più numerosi e complessi.

Le madri che ora stiamo vedendo, sono cresciute in tempi successivi alla libertà di informazione; l’aumento della scolarizzazione, la possibilità di scambio, di confronto, l’apertura culturale degli anni ’70, hanno sviluppato nuove competenze.
Sono le donne che hanno maggiormente contribuito al calo percentuale degli aborti in Italia nell’ultimo decennio ; sono donne in grado di proteggere sé e le loro figlie.
Sono madri divenute punto di riferimento ancora piu’ importante, per i cambiamenti in atto nel nucleo famigliare.

Qui si aprono delle domande; una riguarda la collocazione dei padri, di fronte a queste tematiche.
Poche ragazze riferiscono che sull’argomento viene coinvolto anche il padre ; la maggioranza dice che - …no, con il papà no… sarebbe troppo imbarazzante…-
D ’ altronde la relazione padri – figlie ha caratteristiche diverse; possiamo dire che quando coinvolti, per la contraccezione, per l’assenso ad una interruzione di gravidanza in minori di 18 anni, li abbiamo visti reagire in maniera viscerale, come incapaci di far fronte ad eventi di tale portata e a segnalare che la sessualità dei figli è un punto critico per la famiglia.
Queste madri ci appaiono rappresentare un ambiente familiare capace comunque di mantenere un ascolto anche in condizioni di difficoltà, di trasformare le modalità comunicative e relazionali, al passo con la crescita dei figli.

Negli incontri di educazione sessuale con i giovani, nelle scuole, sono soprattutto i maschi a
  segnalare le difficoltà che incontrano nell’ambiente familiare: dicono di sentirsi “trattenuti nell’infanzia” dai loro genitori: - non dovete venire a parlare a noi dei cambiamenti, sono loro che non cambiano, non cambiano mai.
Parlano di un conflitto aspro tra il bisogno di autonomia e il bisogno, ancora forte, di appoggio alle figure genitoriali , che restano fondamentali in questa età; parlano del bisogno di esprimersi, di essere ascoltati, di essere visibili nei loro cambiamenti.
E noi operatori abbiamo imparato quanto il riferimento alle figure genitoriali sia fondamentale per i ragazzi e a contare su questo aspetto, siano o meno presenti concretamente i genitori nel momento del lavoro in Consultorio.


QUALE PUO’ ESSERE LA FUNZIONE DEGLI OPERATORI?

Se la mamma dice che la pillola può far male, non sarà certo un “operatore qualunque” a far cambiare idea.
Una giovane donna me l’ha fatto ricordare: - “mia madre diceva che prima di avere figli, non è bene utilizzare la pillola…. L’impronta che ho avuto da mia mamma, me lo impedisce ancora oggi…. Lei non diceva direttamente a noi (sue figlie), ma io l’ho recepito…” .
Restano quindi prioritari per le motivazioni alla scelta e ai comportamenti contraccettivi, la madre e il contesto familiare e sociale; chiedo ad una ragazza di 20 anni a conclusione della consulenza contraccettiva sulla pillola: - “ne ha parlato in casa?”; – “con i genitori no; con la zia sì, però…. Mi ha dato lei il nulla osta… la assume anche lei, me l’ha consigliata”.
Come dicevamo, molte ragazze arrivano da sole su consiglio della madre; queste ragazze, specialmente tra i 17 e 19 anni, si stanno facendo sempre più numerose, in questi ultimi anni, di solito utilizzano già il profilattico e dimostrano grande tolleranza nei riguardi degli effetti collaterali: sono motivate.

Gli operatori sono di supporto per il rafforzamento della scelta, per un corretto utilizzo, per una informazione approfondita.
Ruolo degli operatori, sarà ascoltare non solo le richieste, i dubbi, ma anche le condizioni di possibilità; calibrare le informazioni sul campo, non sottovalutare la complessità del processo decisionale.
Nel tipo di scelta contraccettiva, anche qui resta importante l’influenza familiare; occorre aprire delle domande. Contraccezione? “Profilattico – no, no, no, niente, pillola no – anche mia mamma è prevenuta sulla pillola… mi dice si al profilattico”.
Nell’utilizzo di un contraccettivo di barriera, non basta fermarsi ad una prima risposta, positiva, che la ragazza può dare; occorre soffermarsi sulla qualità dell’utilizzo, non sempre costante e affidabile.

Se c’è un clima familiare di attenzione e di dialogo, il contraccettivo viene utilizzato correttamente,” …il profilattico? Sì, sempre; mi ha inviato qui mia madre per un controllo; dice che alla mia età devo stare attenta.”
E’ questo tipo di “preoccupazione” che protegge i figli, che gli aiuta a mettere i “piedi per terra”, a “prendere contatto” con i rischi che corrono.
L’attenzione dei genitori viene fatta propria dai figli.
Altrimenti: profilattico: - sempre sempre ? – No, dipende dalle situazioni perché “mi fido” del mio ragazzo – No, ma ormai lo conosco bene (due mesi) – No, lui non vuole - mi dice di fidarmi di lui-.
Un tempo, erano preponderanti, la scelta ed il comportamento contraccettivo del partner, la donna si affidava a lui.
Attualmente sono le ragazze più accorte dei loro coetanei, che riconoscono più propensi ad avere comportamenti a rischio.
Ora restano valide le maggiori difficoltà nel corretto utilizzo di un contraccettivo, specie se di barriera, quando la differenza d’età con il partner è notevole (5-10 anni): c’è un trasferimento d’autorità, delega e sottomissione.
Dicevamo che , in questi ultimi anni, molte giovanissime che arrivano in Consultorio Familiare a chiedere informazioni sulla pillola, sono state “sollecitate” e a volte “convinte” dalla madre.
E noi sentiamo che queste madri hanno indirizzato le loro figlie verso qualcuno cui in qualche modo affidarle.
Questo dà la misura della fiducia che una struttura come il Consultorio Familiare può acquistare e a volte conquistare; una fiducia acquisita nel tempo, nel lavoro, nella comprensione dei nuovi bisogni, nella vicinanza al contesto sociale.
Una struttura che può diventare un punto di riferimento: M.A. , di 15 anni, viene a chiedere informazioni per un fallimento contraccettivo: “… la mamma mi ha detto lei di venire qui, ancora tempo fa… “; una responsabilità, che a volte non sappiamo come assumere.
P.G., di 17 anni, ha parlato alla mamma di ripetuti fallimenti contraccettivi:” … vorrei la pillola, ma la mamma ha paura che possa aumentare il rischio di tumori o provocare disfunzioni ormonali e comunque di affidarmi al suo parere.
Accogliere la delega?
Madri e figlie possono arrivare insieme: la madre consiglia una contraccezione, dato che – dice – lei ha avuto figli in giovane età, la figlia si dichiara d’accordo, la madre è felice.
Quanti condizionamenti ci sono nell’iter decisionale? E il ginecologo può parlare liberamente?
Ci troviamo spesso a vedere una asimmetria nel potere decisionale, a favore della famiglia o della ragazza o del partner o del medico.
I giovani diventano protagonisti nella tutela della loro salute sessuale e riproduttiva, attraverso una presa di coscienza e di autonomia/potere decisionale.
Nel lavoro con gli adolescenti, quando l’urgenza/ necessità loro e la disponibilità/capacità nostra, aprono uno spazio relazionale, possono emergere i punti salienti, i nodi problematici.
In questo senso, sarà importante anche favorire il lavoro in piccoli gruppi e il contatto/consulenza anche con altri operatori.
Dopo i 19/20 anni, l’operatore viene più direttamente coinvolto, interpellato e le sue parole acquistano maggiore efficacia; è come se, nel processo di discriminazione dell’adolescente, si fosse superata una tappa, oltre la quale il piano della realtà, della consapevolezza personale, sono più presenti.
In questa età, acquistano importanza soprattutto le considerazioni e le esperienze di amiche, quando rafforzano un’immagine positiva della contraccezione; nelle età precedenti, queste esperienze vengono svalorizzate: “cosa vuole che ne sappiano? Ne sanno meno di me!…”;. diventa più sfumata l’opinione dei genitori e risulta fondamentale la condivisione ed il confronto con il partner.

L’operatore deve quindi imparare a differenziare molto il suo intervento, collaborare con gli altri operatori, sapere quali supporti la ragazza ha, capire la situazione, prima di intervenire. Possono esserci altre domande, altre necessità, dietro le richieste contraccettive.

Oggi,c’è una generazione di donne attente ai bisogni delle figlie ; si avvertono gli effetti
del cambiamento del costume, della morale pesante e chiusa precedente agli anni 70 ; si respira un’aria di leggerezza e condivisione, si percepisce una vicinanza, una partecipazione, tra madri e figlie, impensabile, 20-30 anni fa.
Nel periodo dell’adolescenza, genitori e figli hanno bisogno di percorrere alcune tappe del processo di individuazione/discriminazione, di superare ostilità e tensioni, per arrivare a relazioni di autonomia e fiducia.
Solo allora, la funzione materna di cura e protezione (sì, ancora anche nell’adolescenza) potrà esplicarsi nella capacità di essere punto di riferimento e di condivisione nel processo di maturazione sessuale e relazionale.
Le madri ora sono più “attente” sul versante dei rischi connessi a malattie sessualmente trasmesse e “preoccupate” per la fertilità delle loro figlie, sia attuale che futura; ne vediamo gli effetti: figlie che dimostrano maggior stabilità nella scelta contraccettiva e capacità di proteggersi da comportamenti e da relazioni a rischio, rispetto a 10-20 anni fa; le madri capaci anche di restare in disparte e di permettere alle figlie di diventare protagoniste delle loro scelte, sono sempre più numerose.

Ma, abbiamo visto da alcuni spunti, si possono profilare anche nuove normative, limitazioni di libertà di scelta e di autonomia, perdita della funzione discriminante della sessualità, il mantenimento di una funzione di controllo, su piani diversi.
Il “noi” della condivisione, della partecipazione, può trasformarsi nel “noi” della indiscriminazione, della non-relazione. 
                          
Per le madri, l’accompagnamento alle figlie è molto diverso da quello di 15-20 anni fa; non è più tempo di negare la sessualità delle adolescenti, con i rischi che ci sono, sembrano dire le madri.

Per le figlie, poter parlare più liberamente in famiglia, fa sì che il comportamento sessuale possa perdere alcune componenti di disapprovazione, di perdita di autostima, che facilitano anche comportamenti a rischio.


Per gli operatori, porre in primo piano il vincolo madre/figlia, può essere l’occasione di passare da una consulenza impegnativa, dagli esiti incerti, ad un colloquio interessante e produttivo; la capacità di includere, nell’approccio alle problematiche ginecologiche e contraccettive, delle giovanissime, le considerazioni, gli atteggiamenti, le valutazioni dell’ambito familiare, favorisce un’integrazione con la complessità degli aspetti del proprio lavoro e del contesto sociale e culturale.


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14. TESSARI  G.: Una storia di ostacoli alla conoscenza- Formazione degli insegnanti sul tema dell’educazione sessuale; Atti del Seminario ”Apprendimento, trasmissione, formazione” – Padova 1998
15. TESSARI  G. : Il ginecologo nel Consultorio Familiare – Alcune difficoltà istituzionali- Rivista  Consultorio Familiare ,  Anno IV, n.2, 1989
16. TURCHETTO  A.D. : La prevenzione delle malattie a trasmissione sessuale. In “Donna Domani “- Ed. CIC, 2004
17. WINNICOTT D.W.: Sviluppo affettivo e ambiente- Ed. Armando, 1989.


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